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Ducoli, 1 ottobre 1971, Breno (BS).
Conduce infanzia e adolescenza decisamente ordinarie tra
scuola, calcio e altro.
Due sorelle maggiori lo costringono all'ascolto reiterato
di tutta la peggiore musica melodico-romantica italiana dei '70, ma nella prima
metà degli '80 decide di salvarsi la vita acquistando un proprio
walkman. Compra il suo primo album: Like
a Virgin. Gli anni '80 sono spesi muovendo i primi passi nel mondo della
musica con gli Springs, i Pond Spashing e i
Cantina Occupata.
Trasferitosi a Padova per conseguire la Laurea in Scienze
Forestali, inizia ad avvicinarsi alla chitarra guidato dal maestro Davide Coslovich;
studia voce e canto con il maestro Boris
Savoldelli (che lo descrive tutt’oggi come uno dei suoi peggiori
allievi); scrive le sue prime (pessime) canzoni. Nello stesso periodo, in
collaborazione con Luciano Mirto produce
due demotape: Rosso (1994) e Sopra
i muri di questa città (1995).
L’anno successivo pubblica quello che lui stesso
definisce il suo primo album solista: Lolita (1996); un disco
immaturo, ma contenente alcuni brani che segneranno la sua intera carriera
anche per gli anni a venire: Nuda e cruda,
Benny Jag Blue
e Luna ubriaca.
Un CD
autoprodotto dalle atmosfere molto eteree dove i testi e le musiche di Ducoli
vengono arricchite dagli interventi di superlativi musicisti.
Giorgio Baratto (Viceversa; 04-1997)
Nel 1996, con lo pseudonimo di Bacco il Matto, inizia la collaborazione musicale con il
chitarrista Nicola Bonetti, che
porterà ad un'intensa attività live e alla produzione di due
album: S. Marco (1999) e Cercatori d'oro (2000;
ristampato in versione Deluxe nel 2020); quest'ultimo arricchito dal cameo di Raffaella, una canzone appositamente
scritta per loro da Chip Taylor. Il
riconoscimento di critica consente al gruppo di muoversi sui più diversi
palcoscenici d'Italia.
Bacco il Matto
ha le proprie fondamenta nella voce alcolica e guascona di Alessandro Ducoli e
nelle chitarre nervose di Nicola Bonetti, vero e proprio rocker purosangue con
un'innata inclinazione al riff micidiale. Possenti cavalcate rock
dall'andamento epico e maestoso eppure dal sound sporco e straccione come da
molto tempo non si sentiva.
Marco Grompi (L'Ultimo Buscadero n°281, 03-2000)
Nel 1998 la carriera solista del Ducoli, parallela a
quella di Bacco il Matto, prosegue
con il chitarrista Mario Stivala,
con cui costruisce le canzoni e gli arrangiamenti di Malaspina (1999), cui segue Anche io non posso entrare
(2001). I due lavori gli consentono di consolidare la collaborazione artistica
con musicisti del calibro di Fausto
Beccalossi, Oscar del Barba, Oliviero Testa, Giuseppe Gioacchini, Guido Bombardieri, Fabio Calabrò e Lenny
Lawrence. Nel 2001 l'attività live inizia a concentrarsi sulla
promozione dei lavori solisti e, in compagnia del batterista Arcangelo Buelli e del contrabbassista Massimo Saviola, dà vita al
progetto La Banda del Ducoli, a cui
partecipano anche il chitarrista Lorenzo
Lama e il pianista Renato Saviori. La collaborazione si consolida nell'uscita di Taverne, stamberghe, caverne
(2003). Il lavoro è ben segnalato dalla critica ed è finalista al
Premio Città di Recanati
(edizione 2004) e al Festival di Mantova
(prima edizione).
L'irrequieto
Bacco il Matto degli anni Novanta e il più poetico e visionario
Alessandro Ducoli incrociano la loro urgenza di raccontarsi in maniera intensa
e coinvolgente, proponendo i suoi personaggi romantici e poco allineati dentro
i luoghi della sua vita quotidiana, una periferia alpina dove ci si racconta
nelle taverne e si frequentano le fiere, e dove storie di amori balordi
s'incrociano con storie di rane che ti attraversano la strada.
Fabio Zamboni
(Alto Adige, 04-2003)
Nel 2004, sempre in compagnia di Mario Stivala, inizia la stesura di un nuovo lavoro la cui
produzione è affidata a Paolo
Filippi e Teo Marchese. Il nuovo
album, intitolato Brumantica,
esce nel novembre 2005 e vede la partecipazione di alcuni tra i più
riconosciuti musicisti italiani: Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Alessandro
Galati, Fabrizio Bosso, Sandro Gibellini
e Tino Tracanna.
Se il jazz
(quello vero, non quelle insipide contaminazioni che oggi vanno tanto di moda...)
incontra la canzone d'autore, che succede? Succede qualcuna delle invenzioni di
Paolo Conte e poco altro. Tanti, ora, fanno canzone d'autore
"jazzata" (a volte anche bene, nulla da dire), tanti viceversa
suonano jazz facendo il verso alla canzone d'autore: sono proposte spesso
valide, lo si è detto, ma sono e rimangono spurie. Fino ad oggi. Oggi
c'è questo disco. Autentica canzone d'autore in autentico jazz.
Ciò che pareva quasi impossibile, oggi è accaduto. Quindi era
possibile. Bravo Ducoli, a mostrarcelo, ed a fare ancora di più: a
farcelo sembrare facile. Naturale. Questo è il pregio dei grandi: fare
cose geniali facendole apparire normali, quasi banali. Quindi Ducoli è
geniale.
Andrea Rossi (www.musicmap.it;
febbraio 2007)
Nel 2008, dopo la pubblicazione di Lolita's Malts (ristampa del suo primo album con una bonus-version elettronica curata da Valerio Gaffurini), pubblica il suo sesto album solista, Artemisia Absinthium,
e contemporaneamente il cofanetto antologico Quando si tagliava la coda ai cani. Il periodo
particolarmente prolifico si completa nel sodalizio artistico con il pianista Andrey Kutov, con cui vince l'edizione
2009 del Premio Claudio Mazzitello.
Nel febbraio del 2010 esce Piccoli animaletti, con la partecipazione di Andrey Kutov e Valerio Gaffurini, Mirko Spreafico, Max Gabanizza, Ellade Bandini, Giorgio
Cordini, Michele Gazich
e Mario Stivala. L’album,
scritto con Mario Stivala, è
dedicato al pittore Antonio Ligabue,
ed è realizzato con il patrocinio del Centro Studi a lui dedicato.
Rendere
l’idea di questo nuovo disco di Ducoli, poliedrico musicista bresciano,
è davvero impresa ardua, anche perché Ducoli ci ha abituato da
sempre ad una creatività straripante e continuamente mutevole. Qui poi,
forse più che in passato, la sua stravaganza si fa sentire. Ecco allora
che ne nasce un disco originalissimo, un progetto legato al mondo animale,
anche se è ovvio che quello di Ducoli non è popolato dai soliti animali,
ma troviamo anche animali dagli strani nomi come “Il Laccabue”
o ancora “Rattus”, nonché tante
altre strane situazioni che solo una mente come la sua poteva concepire.
L’isola
che non c’era (2009)
Nel 2013 escono Trallallerotrallallà (cofanetto contenente la
ristampa di Piccoli Animaletti
e Artemisia Absinthium),
e Sandropiteco, il suo ottavo
lavoro solista, un album doppio interamente scritto dal Ducoli e suonato in
compagnia di Valerio Gaffurini, Paolo Legramandi,
Matteo Marchese, Mirko Spreafico,
Larry Mancini, Fabrizio Carletto, Enrico
Catena e Titti Castrini. Il
lavoro è realizzato in parallelo con il lavoro fotografico Lo strano concetto di Alice
curato da Alberto Terrile per il
comune di Genova.
All’inizio del 2015 esce Divanomachia, un album
“molestamente” romantico che racchiude 13 nuove canzoni scritte dal
Ducoli in compagnia di Valerio Gaffurini.
L’album, realizzato con Paolo
Costola del Mac Wave Studio di Brescia, si muove in
atmosfere acustiche suonate in compagnia di Larry Mancini e Alberto
Pavesi.
In questo inizio
d’anno 2015, che, ricordando le date che scrivevo sui miei quaderni delle
elementari, mi fa sentire vecchio, Alessandro Ducoli ci regala una manciata di
perle. Divanomachia è un disco
intimista, di ballad a volte un po’ storte, con
il piano che sostituisce la chitarra. L’umore di questo lavoro è
malinconico, ma si percepisce una positività di fondo, sembra uno di
quei sorrisi che passano dagli occhi e non dalle labbra.
Aliosha (DeBaser; marzo 2015)
Nel 2015 esce Gufi,
allocchi, barbagianne e altre giovani streghe.
Un album nato dalla necessità di dare una colonna sonora alla Barbagianna, il
vino bianco che l’Azienda Vinicola
Bragagni di Brisighella ha dedicato alle canzoni
del Ducoli. In questo album, registrato per solo piano e voce con Valerio Gaffurini, sono contenute 8
canzoni tratte da Rosso, il
primo demotape realizzato nel 1994.
Nel 2016, dopo un’intensa attività live,
iniziano le registrazioni del nuovo album solista del Ducoli: I sigari fanno male, nuovo
capitolo della serie The
Bartolino’s, in collaborazione con Mario Stivala. Lo stesso anno il Ducoli scrive per Robi Gobbi, icona del Reggae Italiano, Mama revolution
e La buona e la cattiva sorte incluse
nell’album Sintesi.
E’ una rivoluzione
gentile quella cantata da Alessandro Ducoli, con pudore mascherato da
scontrosità, tenerezza camuffata da ribellione. Le sue armi sono
calembour, non sense, provocazioni, doppi sensi,
significanti letterari reinventati in un canto che, di volta in volta, irride e
accarezza, lusinga e impaurisce, disarma e pacifica. Perché oltre alle
parole Ducoli ha la voce e sa arrivare al cuore delle storie, qualsiasi cosa
siano, per sé, o diventino, per ognuna delle persone cui vengono
offerte.
Mauro Eufrosini (Music Bin; agosto 2017)
L’amore
“bellicoso” del Ducoli… Qualcuno lo ha definito come
l’ultimo degli indipendenti veri: un outsider per definizione, che da
oltre vent’anni viaggia fra le righe del pentagramma dando sfogo alla
creatività in una miriade di avventure sonore affiancate al suo percorso
solista.
Bresciaoggi (2017)
Nel febbraio 2018 esce Diavoli e contrari, suo undicesimo album solista. Il lavoro
è composto
da 14 canzoni e si propone come prosieguo delle avventure romanticamente
sgangherate già iniziate con Paolo Malacarne, Titti Castrini e
Dorian Rush.
Sono, queste,
canzoni da ascoltare l’una in fila all’altra, proprio come Ducoli
le ha apparecchiate, narrate in prima persona, ma specchiate costantemente
nell’altra metà di un cielo del quale nulla e il suo contrario si
osa dire, perché misterioso nel suo intimo, totalizzante nel suo
manifestarsi.
L’amore
cantato da Ducoli in queste cronache da divano (la definizione è tratta
dalla copertina) è di carne e sangue, di delirio e debolezza, di
orgoglio e paura. Ducoli lo scompone e lo rimette insieme, lo celebra con
tempeste di parole che sanno farsi suono.
Parole masticate
come un sigaro e restituite come un bacio, sorrette da un corpo sonoro che si
piega alla loro evidenza materica, sottolineandone, in un gioco irriverente e
fantastico di suoni di festa e di rammarico, di grida e rumori anche
irrispettosi, l’apparente non sense, lo
straniamento dell’emozione. Perché se c’è qualcosa
che sfugge al senso ordinato della logica, è proprio l’eterna
danza di due corpi che si attraggono.
Mauro Eufrosini (Music Bin; marzo 2018)
Nell’aprile 2019 esce 20 km di Paura con il Collettivo
PLK. Un album elettrorock scritto con Gerardo Cardinale e realizzato con Valerio Gaffurini. Un viaggio sonoro,
definito come una “scampagnata fuorirotta”.
Le attività live si arricchiscono con la costruzione, insieme a Sergio Sgrilli, dello spettacolo La Zibaldoria,
che viene presentato anche allo storico Zelig
di Viale Monza a Milano. Nello stesso anno scrive Sette bicchieri quasi uguali, biografia di Titta Colleoni,
storico tastierista dei Perdio.
Nel 2022 esce Il
Cotone. Il lavoro è composto da 12 canzoni suonate con Alberto Pavesi,
Grazioli, Eugenio Curti e Stefania Martin.
Parallelamente alla sua attività solista, oltre a Bacco il Matto, il Ducoli ha dato vita
a numerosi altri progetti:
- Degeneration
beat (2004, omaggio alla “prosa
spontanea” e a Jack Kerouac;
con cui è finalista al Premio
Città di Recanati nell'edizione 2006), e Tropico Boreale (2006); entrambe i lavori sono
realizzati dai Brother K (Ducoli, Federico Troncatti, Boris Savoldelli e Andrea Bellicini) sotto l’ala protettrice di Mark Murphy e Fernanda Pivano.
-
Le scorribande polverose di Cletus
Cobb (quello che Ducoli definisce un “fratello maleducato”): Tonight's the day (2004, con i My Uncle The Dog), Jokerjohnny
I e Jokerjohnny II, Easlylove, I leave my place to the Bitches (2005, 2006, 2008, 2009, con
gli Spanish Johnny), Sex Me e I Never Shot An Indie (2012) e We Are Done (2016), con i Lupita’s Project.
- La collaborazione con Boris
Savoldelli in Insanology
(2007), Protoplasmic
(2009) e Biocosmopolitan
(2011), in cui compaiono ospiti d'eccezione tra cui Mark Murphy, Elliot Sharp, Paolo Fresu, Jimmy Haslip
e Marc Ribot;
con Boris, suo maestro di canto, produce i testi riadattati del progetto Esenin Jazz, dedicato alle poesie di Sergej Aleksandrovič
Esenin, con cui il vocal
performer, a Mosca, vince l’edizione 2016 del Premio Letterario Internazionale Sergey Esenin.
-
Cromo inverso
(2004) e Clockwork
Orangina (2012) di Pierangelo
Mané.
-
Quart de Luna
(2011), Piombo, ferro e chitarre
(2013) e Sui nostri passi
(2016) della Selvaggi Band.
-
Pianeta rosso
(2010) e Arcobaleni rossi
(2013) di Mauro Tononi.
- Electric Babyland dei Thee
Jones Bones (2008).
-
Giro l'angolo di Fabio Granzotto
(1996).
-
L'infinito è semplice di Alice
Quarteroni (2011).
- Free Your Dog con i Ducolis (2018);
-
Joan Quille di Annalisa Mazzolari
(2018).
-
L’Affascinazione di Elodea
(2018)
- Hari Ketiga di Boris Savoldelli (2019)
- Il
buon senso di Oscar Brocchi (2022)
- Eccetera.
Oggi il Ducoli è impegnato nella produzione di
altre cose strane.
La musica si
misura su tre assi geometrici: cervello, cuore e culo... Quella forte riesce a
muoversi e far muovere i tre assi contemporaneamente; quella brutta ci riesce
con uno o due, ma con poca onestà; quella presuntuosa muove solo un
asse, anche con onestà, ma trascurando gli altri due forse per snobismo,
o forse per incapacità.
Tutto il resto
non serve.
Ducoli (14
febbraio 2018)
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